...l’umorismo è la capacità intelligente e sottile di rilevare e rappresentare l’aspetto comico della realtà …
Sono in molti coloro che ricordano un breve e divertente saggio di Carlo M.Cipolla: Le leggi fondamentali della stupidità umana. Scritto nel 1976 in inglese, compare in versione italiana nel 1988 grazie all’iniziativa della casa editrice Il Mulino che lo pubblica insieme ad un altro scritto dal titolo Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolar modo) nello sviluppo del Medioevo.
Il libretto, quasi un pamphlet, ha goduto di amplissima diffusione ed è ancora facilmente reperibile e di gustosa lettura. Vale forse la pena di riconsiderarlo alla luce delle nuove frontiere di fronte a cui il concetto di intelligenza ci pone.
Il professor Cipolla, nato a Pavia nel 1922 dove muore nel 2000, vanta una brillante e variegata carriera come storico e come economista, carriera certamente nota negli ambienti accademici internazionali.
Caratteristica della sua ricerca fu quella di sconfinare agevolmente tra discipline di varia natura. Infatti, già a soli ventisette anni ottenne la cattedra di storia dell’economia a Catania, ma col tempo scandagliando ambiti di conoscenza apparentemente lontani, acquisì competenze tali da essere insignito nel 1992 della laurea in medicina honoris causa.
Suo ulteriore merito fu quello di realizzare la felice divulgazione di complesse dottrine economiche. Capacità dovuta certamente a generosa apertura culturale e istinto didattico, ma anche all’uso letterariamente consapevole della scrittura. I suoi testi si caratterizzano spesso per stile allusivo, lieve sarcasmo, ironica bonomia senza mai perdere di vista la finalità scientifica del suo operare.
Afferma lui stesso nell’avvertenza iniziale al saggio in questione:
“l’umorismo è la capacità intelligente e sottile di rilevare e rappresentare l’aspetto comico della realtà … L’umorismo va distinto dall’ironia. Quando si fa dell’ironia si ride degli altri. Quando si fa dell’umorismo si ride con gli altri”.
Visto che definire l’intelligenza appare cosa sempre più ardua e discutibile, vediamo cosa dice il professor Cipolla della stupidità, lui che con i suoi percorsi spiazzanti e gli approdi originali ha dato sicura prova di intelligenza, non artificiale.
Ci affidiamo quindi all’ambiguità del suo umorismo.
Comincia citando il Vecchio Testamento “stultorum infinitus est numerus”, ma corregge: il numero delle persone stupide non è infinito, perché finito è il numero dei viventi, ma è comunque tale da essere equamente distribuito in tutti gli strati di una società, anche nei ruoli in cui si dà per scontata l’intelligenza. Il grande pericolo che ne deriva dipende dal fatto che ognuno di noi sottovaluta sempre il numero di stupidi operanti e, soprattutto ai più intelligenti – forse presi da nobili pensieri – sfugge la gravità della situazione e non preparano strumenti di difesa. La percentuale degli stupidi supera sempre di molto le più nere previsioni.
L’uomo è mediamente un essere sociale, con variazioni che oscillano tra il tipo mondano e il tipo eremita. Di sicuro non ci sono netti confini ma comunque l’interazione tra esseri umani è necessaria e variabile. Pertanto, da qualunque azione – o non azione – volta alla necessità di scambio, deriva un guadagno o una perdita sia in termini psicologici ed emotivi (entità difficilmente valutabili) che materiali ed economici. Tutto dipende dal sistema di valori.
In considerazione di quanto l’azione umana riesca ad ottenere, o a perdere, si possono individuare quattro categorie di persone: lo sprovveduto, il bandito, l’intelligente, lo stupido.
Nel compiere un’azione:
Sprovveduto è Tizio che subisce una perdita, ma procura un vantaggio a Caio.
Bandito è Tizio che ottiene un vantaggio causando una perdita a Caio.
Intelligente è Tizio che ottiene un vantaggio e contemporaneamente procura un vantaggio a Caio.
Stupido è Tizio che causa un danno a Caio e contemporaneamente non realizza alcun vantaggio, anzi causa la propria perdita.
Purtroppo, l’azione dello Stupido è impossibile da prevedere perché priva di logica, difficile da contrastare perché non ha una strategia leggibile alla quale sia possibile contrapporsi. Quindi il pericolo è grandissimo e le conseguenze catastrofiche.
L’economia non tiene conto dei valori morali, quindi le azioni dello Sprovveduto e del Bandito implicano solo uno spostamento di risorse che comunque restano in campo; tutto sommato, pur generando una certa instabilità, non generano distruzione. In particolare, le azioni di un Bandito seguono comunque un modello di razionalità, non giusto, ma prevedibile.
La condotta dell’Intelligente determina un percorso di crescita di cui tutti si avvantaggiano. Ecco che si configurano quei periodi per i quali si può parlare di evoluzione, emancipazione, guadagno.
Ma quando si registra un periodo di crisi significa che ha prevalso la Stupidità. E la crisi diventa ancora più strutturale quando le persone stupide agiscono da una posizione di potere: burocrati, politici, capi di stato.
La persona intelligente in genere sa di esserlo e così il bandito. Lo Sprovveduto è costantemente pervaso da un senso di inadeguatezza. Ma lo stupido no: lui non sa di essere stupido, ciò lo rende forte.
“non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self- consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se fosse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente” – (p. 69)
Da qui deriva l’ultima delle cinque leggi fondamentale della stupidità umana:
“la persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista”
In questi tempi incerti in cui disorientati brancoliamo tra il crollo di istituzioni e ideologie, l’umorismo del professor Cipolla ci piega le labbra in un sorriso amaro.
Ci guardiamo intorno e constatiamo che l’umanità, guardata nel suo complesso, è riuscita a realizzare scoperte meravigliose ma anche strumenti che mettono in forte pericolo la propria sopravvivenza. Soprattutto nell’ultimo secolo, da una parte trae apparenti vantaggi depauperando le risorse naturali del Pianeta, dall’altra impiega tanta parte della propria “intelligenza” per annientare con guerre o politiche dissennate intere popolazioni. Che si tratti di singoli individui o interi popoli sono comunque tutti parte del suo corpo, il corpo dell’Umanità.
Un lento suicidio volontario di massa e senza assistenza sembra volere accelerare i tempi.
Chi se ne avvantaggia? Pochi Banditi che intanto traggono grandi benefici economici dall’uso di nuove tecnologie? Un vantaggio ristrettissimo in cambio di perdite enormi.
O semplicemente stiamo vivendo il trionfo della stupidità.
"...come se fosse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita..."
![]() | Editore: Il Mulino Anno di pubblicazione: 1988 Collana: Contrappunti EAN: 978-88-15-01980-6 |