“3 poesie”

N. 1 -

Anno 2025

Mauro Corona è nato a Roma, dove vive, il 13 ottobre 1962

La discesa nella parola

A volte mano e testa
si fondono, senza diventare verso
Iosif Brodskij

Si stanca la mente di seguire

il divenire del pensiero.

Cerca di stare dietro a ciò che legge

ma si affolla sempre di più

il non scritto che supera lo scritto,

le immagini e il limite di tutto

che aumentano l’angoscia, la distanza.

Due linee che si stancano.

 

Allora c’è il silenzio

si chiude il libro, si spezza quella voce

si torna alla luce del parco che

si fa più bruna, ostile

ma è solo materia, solo freddo che

penetra, solo natura che parla

con la sua lingua, solo

alberi nudi, inconsapevoli

mancati apostoli del nulla.

 *

 Senza esserne consapevole

la mente segue il pensiero che

chiuso il libro l’attraversa.

La precisione crea utopie,

irraggiungibili, assurde.

Solo con troppa luce si può

apprezzare il buio, solo con

troppo rumore il silenzio.

La discesa nella parola calma

così come le metodiche coniugazioni

dei nostri verbi più cari

sempre che ci salvano.

Senza Titolo

 

Vagano, direi vagano soli,

indeterminati, nebulose gravide

di neri giganti, impietosamente lontane,

oltre ogni pensiero di spazio

o di tempo, corpi assoluti

spinti dal solo desiderio

dell’umano limite, del circoscritto.

Invece l’infinito dà spazio alle teorie,

ci conforta con la sua impossibilità

di misurarlo, di rappresentarlo

se non nel buio della mente,

che da sola può scalare in un istante

ciò che è incomprensibile.

I luoghi che la mente inventa

Durare e mancare, mancare e durare.

Tra questi due opposti si svolge la vita,

si perde l’uomo in cerca di assoluto,

di un assoluto della mente,

di una verità che spieghi ogni legge,

ogni costrutto, che leghi ogni conseguenza

al suo principio,

all’unico principio che potrebbe essere o è.

 

In questo continuo divenire anche il fiume

d’estate diviene il suo rumore, il rumore di fiume

che è parte del suo essere fiume,

separato da lui ora nascosto tra gli alberi,

ma reale come gli alberi che lo nascondono.

Un’invenzione della mente la sua acqua,

il suo scorrere.

Questo l’essere, lontano da tutto,

che si rivela in un momento

in cui nient’altro esiste oltre la più

profonda percezione che si ha

dell’esistere in sé, parte del mondo.

Natura

I

 Appuntare man mano che si mostrano

le discrete leggi di natura,

poter numerare i flussi segreti delle acque,

delle linfe che rigonfiano il verde,

prevedere nell’ordinario moto delle cose

il passaggio degli uccelli o delle stagioni,

dire che il paesaggio non muta

come noi mutiamo,

ricercare la sempre felice sintesi dell’ordine,

dell’attento disporre, del deporsi,

del contare.

 

II

C’è una tensione morale sotterranea

verso cui ciò che si compie si piega

e si completa,

le incontrollate forze di natura

fino al selettore delle dinamiche

umane, incontrovertibili,

a quelle tracce lasciate vive

del nostro passaggio

per il viale degli ulivi

o lungo l’autostrada d’estate

dove l’oleandro getta il suo fiore.

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